Sono fermamente convinta che gli artisti possano giocare un ruolo significativo nel costruire un dialogo tra culture in conflitto, perché il linguaggio dell’arte ha l’abilità di rimanere al di sopra e oltre le differenze religiose, culturali e nazionali e arrivare nel profondo della psiche umana. Shirin Neshat (Qazvin, Iran, 1957).
Questa frase dell’artista iraniana Shirin Neshat, costretta all’esilio, sintetizza il senso che questo 25 novembre 2022 assume per la nostra associazione.
Da anni siamo impegnate nella prevenzione della violenza maschile contro le donne, in particolare nelle nuove generazioni, e abbiamo sperimentato nel tempo modalità e linguaggi diversificati per arrivare a compiere in modo sempre più efficace un’educazione alla parità e al rispetto.
Molte artiste con le loro opere hanno cercato di tracciare nel corso della storia una narrazione diversa del corpo femminile ritratto e rappresentato dal maschile, presentando corpi vivi, audaci che si appropriano della scena divenendo finalmente visibili e potenti.
Il nostro laboratorio Arte contro Violenza ha portato in tante scuole le opere e le biografie di artiste che hanno esorcizzato con la loro arte le conseguenze delle violenze vissute, mostrando un dolore che ha colpito insieme la psiche ed il corpo.
Nei mesi recenti il nostro percorso di sensibilizzazione si è arricchito delle opere di artiste che stanno denunciando le violenze ed i maltrattamenti subiti dalle donne in Iran che vogliono essere libere, una repressione crudele e di genere.
La prevenzione può realizzarsi anche attraverso l’arte che diventa espressione di resistenza e di denuncia di tutte le donne che non si rassegnano ad essere vittime designate perché
L’arte e la società non si fronteggiano; l’arte è nella società (Franco Ferrarotti).